Danzo dunque sono


Mi sono sempre chiesta, cosa spinga una persona ad iscriversi ad un corso di danza, di qualsiasi tipo, quale sia la spinta emotiva, che induca ad una scelta cosi impegnativa, ricca di stimoli, ma che dovrebbe essere dimostrazione di una coscienza sensibile. Spesso, ritengo sia una scelta inconsapevole. In questo momento storico cosi carico di una realtà cibernetica, che viaggia ad una architettura di 64 bit, sappiamo molto poco di arte, di mente e corpo.

Non si può essere esperti di tutto, avere cognizione ed esperienza, su ogni variabile che la vita ci offre, ma l’arte, in tutte le sue forme, dovrebbe essere un valore atavico, che impreziosisce il nostro modo di pensare, di percepire gli altri, e ci offre uno strumento per rigenerare la realtà, coltivando il talento e la creatività.

In un tempo di cui ho perso i colori ma non i contorni, entrai in una sala da danza, avevo 4 anni, una pianista improbabile suonava un 4/4 quarti, una signora attempata in calzamaglia con voce severa, mi indicò il mio posto alla sbarra e feci il mio primo demipliè … ero troppo piccola e non esisteva un corso della mia età, fui inserita con le bimbe più grandi che facevano già gli esercizi alla sbarra a due mani, capii da subito che sarebbe stata tutta salita, avrei dovuto conquistare l’attenzione con ogni mezzo, imparare il più velocemente possibile anche se non ci capivo niente. Ma ero caparbia ed ambiziosa, ero orgogliosa del mio body di filanca, di quelle scarpette di pelle che sembrava cartone, della coroncina per i capelli, ogni volta che entravo nella sala ( che in realtà era il palcoscenico di un teatro che ora non esiste più) avevo un tuffo al cuore, mi emozionavo guardando le ragazze più grandi, che volteggiavano con leggerezza su quelle diavolerie di colore rosa, con il gesso dentro e tutti quei nastri che intrecciavano con pazienza… non sapevo ne quando ne come, ma ho capito che quel mondo mi apparteneva, che la fatica non mi spaventava, e che diventare una ballerina sarebbe stato il mio desiderio più grande. Ho risalito la china, lavorando il doppio delle mie compagne, osservando e rubando le correzioni fatte ad altre, rapita dallo sfarzo di tulle e perline, dalle musiche trionfali di favole danzanti, delle quali non conoscevo nulla. Finalmente arrivò il mio turno, una piccola diagonale che mi vedeva protagonista, avevo aspettato quel momento in religioso silenzio, tenendo a freno il mio carattere ribelle. Ma quella parte tanto agognata non mi piaceva, lo percepii come un contentino alla nanetta della scuola, rimasi delusa e anche un po’ incazzata … avevo sei anni e decisi di giocare il tutto per tutto, preparai una variante di nascosto, chiusa nella mia cameretta all’insaputa di tutti, durante le prove ripetevo diabolicamente i passi che mi aveva insegnato la maestra, e la sera dello spettacolo, lasciai tutti a bocca aperta con una performance degna del circo Togni. Ero felice e soddisfatta, la sequenza non era pulita come avrei voluto, ma sicuramente più interessante del passo di polka che mi era stato assegnato. Per sicurezza uscii dalla quinta opposta, mandando in tilt tutto lo schema coreografico, ma volevo ritardare il più possibile l’incontro con la signora maestra. Lei incontrò me … mi fece un mazzo da manuale, con ripercussioni epocali… ero preparata, anche se molto spaventata, ma le avevo dimostrato che non ero una piccoletta da mettere in un angolo. Quando la tempesta si smorzò la maestra mi prese da una parte, lontano da occhi indiscreti, e mi disse che avevo peccato di presunzione, ed era un grave difetto, ma al tempo stesso ero stata coraggiosa e avevo creato una sequenza che dimostrava un talento non comune, ma da quel momento mi avrebbe dato una possibilità, dovevo dimostrare di meritarmela…

Fu l’inizio della mia storia, conquistai l’attenzione, con un talento ancora acerbo, e un desiderio infinito di imparare e scoprire le possibilità che quella scelta poteva offrirmi. Sono cresciuta con rigore e disciplina, con l’inchino prima e dopo la lezione alla signora maestra, imparando a cucire i nastri delle punte e raccogliendo i capelli con le forcine senza l’aiuto di nessuno. La mia mano è scivolata sopra la sbarra tanto da consumare la pelle, e non è esistito giorno che non abbia sentito vibrare ogni molecola del mio corpo, entrando in una sala con uno specchio e un pavimento di legno consumato.

Dopo anni, nel camerino di un teatro, ho assaporato il momento prima della scena, riponendo i miei trucchi, controllando i costumi, il salvapunte, i nastri di ricambio, spille a balia e ciglia finte, un rituale magico e al tempo stesso intriso di tensione emotiva… e nel momento di varcare la soglia del palcoscenico, ho rivissuto sempre quel momento, il gesto impertinente di una bimba troppo audace, che ha reso possibile una scelta e un grande amore.

Ho imparato a gestire le emozioni, ad affrontare gli imprevisti e le difficoltà, ad apprezzare i dettagli e le sfumature, a ricercare la bellezza e l’armonia e soprattutto ho avuto il privilegio di essere creativa e progettuale.

Ho costruito, con sacrificio e dedizione, una scuola, una dimensione dedicata alla formazione e alla promozione di un’arte che ci offre gli strumenti per utilizzare il linguaggio dell’anima.

L’arte, intesa come espressione umana e in qualsiasi forma, migliora la vita dell’uomo, è una spinta evolutiva, una necessità che riconcilia la materia con lo spirito.

Scegliamo ciò che più ci aggrada, spesso in base alla comodità o al costo, in una società mordi e fuggi con le promozioni lampo, ma vale la pena di imparare a conoscere il valore di un patrimonio che ci appartiene.

Abbiamo una responsabilità se ci avviciniamo ad una disciplina artistica, come davanti ad un quadro o ad una scultura, abbiamo il dovere di mantenere vivo e sensibile il suo valore, perchè si tramandi attraverso la consapevolezza  e il rispetto.

Varcare la soglia di una scuola di danza rappresenta un momento di gioia, la speranza di coltivare un sogno, la ricerca del divertimento e di nuove amicizie … non dimentichiamo che sarà un’esperienza che rimarrà dentro di noi per tutta la vita.

“Esistono delle scorciatoie per la felicità, la danza è una di queste” Vicki Baum